IL KUNTASTORIE NINO PRACANICA A MILAZZO

Il Kuntastorie Nino Pracanica a Milazzo – Storie romanzate, leggende contestualizzate nella storia, il popolo dei Siculi e la sua eredità culturale, grandi temi e profondi stimoli alla riflessione e all’e-ducazione di valori e sentimenti, mediante il risveglio dell’umanità e della cultura universale:

questa l’essenza dell’incontro del 14 Agosto scorso al Castello di Milazzo con il “Magister ludi” Nino Pracanica.

L’artista, grande innamorato della sua Sicilia, recupera, rielabora e ripropone storie, leggende, personaggi e antiche rappresentazioni dell’isola, per trasmettere conoscenza e cultura siciliane a chi non le conosce o le conosce poco, e a chi spesso le conosce solo attraverso il filtro di sguardi estranei e non sempre disposti a mettere in discussione apprendimenti stereotipati.

Chi può giudicare un popolo prima ancora di conoscerlo nella sua totalità?

E’ attraverso la conoscenza del suo animo, formatosi lungo lo svolgersi degli avvenimenti storici e  durante la costruzione di fatti e di espressioni culturali, che si può arrivare a capire e a spiegarsi i fenomeni e gli avvenimenti che segnano la vita di un popolo.

Ma è anche con la mente rivolta all’ “unicum” universale – come dice spesso Nino – che si deve guardare agli uomini e ai fatti umani, se si vuole entrare in sintonia con loro, comprendendoli nella loro globalità e nel loro perché.

I messaggi e gli insegnamenti di Nino passano al pubblico attraverso il gioco, l’arte e la rappresentazione scenica, non attraverso conferenze e lezioni cattedratiche.

Riso, dialoghi e collaborazione con gli spettatori costituiscono la metodologia , di cui il maestro si serve; e fondamentale è l’uso delle maschere che egli realizza assieme alla moglie nel suo laboratorio.

Esse sono immagini di vita. Ogni “imago” rappresenta personaggi storici, mitici e personificazioni di fenomeni naturali, a cui viene data vita con la parola, con i gesti, con il suono del marranzano e del tamburello.

Altrettanto importante e insostituibile il linguaggio non verbale accanto a quello verbale, siciliano.

Temi prioritari trattati:

  • il rispetto della donna anche attraverso il racconto della favola dei venti:

Nella conclusione di questa favola viene sintetizzato il significato della donna nella vita. Dopo essere stata uccisa, la moglie di Scirocco rinascerà per ordine di Eolo, ma il risultato del suo richiamo alla vita viene lasciato all’immaginazione e alla sensibilità del pubblico:

quale essere meraviglioso si formerà dall’aggregazione delle essenze profumate e delle immagini in cui si era polverizzata e dispersa la ragazza?

  • altro tema: la forza della cultura per ottenere cambiamenti comportamentali. La cultura ottiene risultati definitivi, cosa che non riesce a fare la guerra. Quest’ultima, infatti, da una parte impone una cultura non sentita dal popolo conquistato e perciò intimamente rifiutata e per questo incapace di produrre duraturi cambiamenti spirituali; dall’altra parte, non permette al conquistatore, convinto della sua superiorità, di riconoscere insegnamenti dalle terre occupate.

La cultura lavora sulla formazione e sulla trasformazione del pensiero e dello stile di vita di ogni essere umano.

Nino ce lo dice impersonando lui stesso i pupi siciliani con le maschere di Orlando, di Rinaldo e della bella Angelica:

  • L’attaccamento alla propria terra fino al sacrificio della stessa vita emerge dalla leggenda di Colapesce, il ragazzo che decide di rimanere sott’acqua, per reggere la colonna, su cui poggia Messina. Essa è stata spezzata da un fortissimo terremoto e, senza il suo sostegno, Messina sprofonderebbe in fondo al mare, trascinando con sé tutta la Sicilia.

La leggenda è inserita in un periodo storico: quello di Federico II di Svevia.

Ecco come il nostro Kuntastorie la presenta ai bambini:

Ai popoli ci si deve accostare con animo sereno e disponibile, spinti da onesto desiderio di conoscenza, per non travisarne costumi tradizionali di grande portata, come pure per non disconoscerne espressioni artistiche e letterarie autoctone o mutuate da altre fonti e rielaborate con personalità, creatività e sapienza.

Poeticamente, a un certo punto della sua vita, Nino è andato in cerca del padre e della grande madre Sicilia, spinto dall’irresistibile desiderio di conoscerli.

Ha incontrato dapprima il padre Ducezio, l’ultimo re  dei Siculi; a lui ha chiesto notizie della madre che ha incontrato successivamente e con la quale ha avuto un colloquio bellissimo.

Immagini, emozioni, riflessioni e parole del vissuto e dal quotidiano, sommatesi lungo lo scorrere della vita, hanno generato una bellissima poesia: “Cantu a matri Terra”

I minuti trascorsi con l’artista scorrono senza che nessuno li noti. Tra una rappresentazione e l’altra, tra una riflessione e l’altra, si è trascinati in un’atmosfera magica, dove convivono fantastici episodi e pensieri senza tempo.

Si risveglia l’immagine di un mondo universale “unicum”, dove tutto il creato è rivissuto nel suo insieme e dove l’Umanità, vista nella sua globalità, si riunisce all’universo.

Ritorna la cultura matriarcale della Sicilia, che è fecondità. E’ matriarcale persino il marranzano che si suona con il contributo della pancia da cui provengono i suoni arcaici dell’antica lingua siculo – sanscrita. È matriarcale la cultura della donna in gravidanza e quella dell’agricoltore che genera vita dalla terra.

Il nostro Kuntastorie incontra centinaia di persone al giorno, dalla mattina al pomeriggio inoltrato, anche con il caldo estivo. Ha già 75 anni, ma il suo entusiasmo e il suo desiderio di trasmettere un passato che non deve perdersi, gli danno forza e resistenza; lo rendono simpatico, lucido e brillante; capace di emozionare e di entusiasmare chi lo ascolta.

© Antonina Orlando 23 Agosto 2018

“CUNTU – CANTU E SONU”

"CUNTU – CANTU E SONU" –  Il 27 Luglio scorso, a Venetico Superiore (Me), si è svolto l’evento “Cuntu, cantu e sonu”, organizzato da Tony Tringali nell’ambito delle manifestazioni culturali dedicate alla Sicilia orientale.

 

 

 

 

“L’evento “Cuntu, cantu e sonu” è un neolaboratorio  estemporaneo” – come lo ha definito lo stesso Tringali nel corso della presentazione – “formato da artisti delle più varie provenienze, esperienze e primordiali intuiti artistici …”:

Lo spettacolo che ha ripercorso, drammatizzandola, la storia del popolo siculo e del suo arrivo in Sicilia, è stato molto interessante e si è avvalso dell’importante presenza del maestro e “Kuntastorie” Nino Pracanica, attento ricercatore, studioso e rielaboratore di storie e tradizioni siciliane ( “cuntu”). Assieme a lui la valida presenza di Valeria Di Brisco, cantante, attrice e aiuto regista (“cantu”), e di Francesco D’Amico, chitarrista solista e base musicale nelle recitazioni (“sonu”).

Regia e scenografie sono state affidate a Nicola Perolo.

Durante la rappresentazione sono state evidenziate problematiche antiche e recenti della terra siciliana ed è stato sottolineato l’obiettivo primario dell’associazione Siciliabook, di cui è responsabile Tony Tringali:

salvare le tradizioni siciliane e la lingua dell’isola, risvegliando nei suoi abitanti la coscienza e la consapevolezza del valore culturale della loro identità. Nei video seguenti sono riportati alcuni momenti rilevanti dello spettacolo:

  • il tentativo di distruggere abitudini e tradizioni siciliane dopo l’Unità d’Italia. Tentativo che, comunque, Nino inquadra in un contesto universale: infatti, quando una potenza vuole imporsi su altre popolazioni, spesso le costringe a rinunciare anche all’uso della propria lingua.

  • un ricordo sofferente dei bimbi (“carusi”) che lavoravano nelle miniere di zolfo, attraverso la voce di Valeria Di Brisco in “A li matri di li carusi”, poesia di Ignazio Buttitta:

  • l’abilità di Nino Pracanica che con il “tamburello” e il “marranzano”, strumenti musicali tradizionali, ha illustrato efficacemente qualche espressione linguistica siculo – sanscrita e ha ricreato gli ambienti sonori entro cui si è snodata la suggestiva rievocazione dell’arrivo dei Siculi in Sicilia.

  • la ninna nanna per fare addormentare il primo bimbo nato in Sicilia e la musica della festa che si svolge dopo che il bimbo si è addormentato:

Il lavoro di straordinario rilievo che da anni il nostro bravissimo Kuntastorie svolge assieme alla moglie Gina Privitera, artigiana, restauratrice e decoratrice, per creare maschere/imagines utilizzando legno, carta , cuoio, gesso e altro svariato materiale anche di recupero, è di risonanza internazionale; inoltre, i coniugi Pracanica fanno parte dell’Associazione “Les créateurs des Masque”, luogo di incontro, di scambi culturali ed esperienziali per artigiani/artisti che esprimono con le loro creazioni un mondo spirituale poliedrico, integrando sapientemente classicità e contemporaneità del mondo mediterraneo.

Maschere/imagines hanno arricchito la scena dello spettacolo e alcune di esse sono state indossate da Nino durante la rappresentazione.

Nel video seguente, la maschera/imago di Omero, nella cui fronte spaziosa e nella cui testa calva si può “leggere” la manifestazione dei pensieri, della fantasia e della memoria.

Alla fine dello spettacolo il Maestro ha gentilmente concesso a mantano un’intervista; eccone qualche simpatico esempio:

 

                                                          © Antonina Orlando 05 Agosto 2018    

"CUNTU – CANTU E SONU"