LA RICORRENZA DEI DEFUNTI (dai ricordi di Anna)

LA RICORRENZA DEI DEFUNTI – I crisantemi a bagno nelle bacinelle – macchia di colore in un angolo della terrazza – avevano varia forma, e molti petali erano raccolti su se stessi, quasi in un abbraccio che costruiva batuffoli colorati. Ve ne erano di bianchi, di rossi, di viola, di arancio e di gialli; alcuni di una monocromia più o meno intensa, altri che sfumavano in venature contrastanti o su tinta … tutti adagiati sulle loro foglie verdi.

Le variazioni cromatiche tenui o intense si associavano al profumo non forte, ma dotato di una nota caratteristica, e tutto l’insieme ricordava all’animo la ricorrenza dei defunti.

Quelli che altrove sono fiori da regalare in momenti di allegria, lì e in quegli anni, cominciavano ad imprimere ad Anna l’immagine dei cimiteri e della ricorrenza dei morti.

A poco a poco, Anna stava imparando che bisognava recarsi in visita ai parenti defunti.

Tutte le volte che entrava in cimitero, sentiva il silenzio avvolgere la sua persona e i suoi pensieri; esso era disturbato soltanto dal lieve calpestio di chi si muoveva fra le tombe e da un parlottio sussurrato .. segni di rispetto per la pace di quanti vivevano lì e per il raccoglimento di chi, accanto alle loro tombe, lasciava trapelare tristezza o conformità alle usanze tramandate.

I bimbi imparavano doveri, facevano domande sottovoce, osservavano i gesti degli adulti e il brulichio incessante attorno alle tombe, circondate da preghiere, commenti, curiosità, ricordi, racconti trascorsi sulla bocca di generazioni.

La fragranza che il rosmarino emanava dalla siepi lungo la strada, il linguaggio del cielo, pur qualche volta illuminato dal sole, le tinte autunnali, il tepore delle giornate che ormai veniva meno e le temperature più basse che ne prendevano il posto, erano lo sfondo e la cornice da cui quel giorno, più degli altri, emergeva.

Dopo la visita ai “morticini” che l’avevano tanto attesa, alla nonna che era rimasta a casa si raccontavano impressioni ed eventuali incontri con i vivi del tempo terreno.

       La giornata era ormai sul finire e la nonna raccomandava ai nipotini di stare calmi e tranquilli, perché, a mezzanotte, i defunti sarebbero scesi loro giù in paese a vedere i parenti.

Una lunga teoria di anime che, con un lumino acceso, sarebbero passate accanto alle case e vi sarebbero entrate portando soldini e dolcini ai bimbi buoni.

Gli occhi di Anna si riempivano di lunghe e morbide camicie tenuamente colorate e di tanti profili rischiarati dalla fiamma dei lumini accesi.

Bisognava andare a letto molto presto e lasciare una scarpetta in vista.

I “morticini” non volevano essere scoperti e con un sorriso avrebbero lasciato soldini nella scarpetta e dolcini sul comodino: pere, ciliegie, mele, arance, mandarini …gherigli di noci e ortaggi vari … marzapane dolcissimo in forme naturali, dipinte così bene da sembrare vere, con frammisti gli “ossicini dei morti”, dolci di zucchero.

Felici la mattina del giorno successivo, il due di novembre, i bimbi sarebbero andati in cerca l’uno dell’altro, mostrandosi scambievolmente i doni ricevuti.

Chi ne aveva di più? Chi era stato più buono?

Le loro indagini non evidenziavano mai grosse differenze e, se qualche diversità si notava, essa era solo apparente, perché, a guardar bene, un dolcino più piccolo era compensato da un altro di dimensioni maggiori.

A pomeriggio inoltrato, infine, si univano ai grandi e, ripetendole lentamente dopo averle ascoltate, imparavano le preghiere di rito che il coro della famiglia recitava per i defunti.

© Antonina Orlando 02 Novembre 2018

LA RICORRENZA DEI DEFUNTI (dai ricordi di Anna)

2 commenti su “LA RICORRENZA DEI DEFUNTI (dai ricordi di Anna)”

  1. I crisantemi a bagno nelle bacinelle….è bastato questo incipit per proiettarmi con dolcezza nei 2 novembre della mia infanzia!
    Molto diverso l’ambiente: non profumi di rosmarino ma l’aroma pungente della bruma autunnale e il cielo con un unico linguaggio, quello della nebbia, carico tuttavia di fascino e di intimità.
    Ma gli archetipi sono i mattoni su cui poggia la nostra casa comune e così più che le differenze emergono le analogie : le visite rispettose alle tombe, la nonna a casa che chiede informazioni al ritorno dal cimitero e la consapevolezza dell’esistenza della morte che incominciava a presentarsi nell’animo dei bambini. Presenza misteriosa, seria ma non cupa!
    E ancora i morticini non venivano chiamati così, ma anch’essi si presentavano di notte per mangiare le castagne bollite che venivano sistemate sul tavolo per loro.
    Ecco, io credo che solo uno scritto ben articolato, scorrevole, variegato nel linguaggio e scritto con il cuore possa far emergere emozioni e ricordi che si annidavano nell’animo del lettore!
    Grazie Mantano!

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