PALAZZO GOTICO PIACENZA – 1918 – 2018 CENTENARIO DELLA FINE DELLA GRANDE GUERRA

PALAZZO GOTICO PIACENZA 1918 – 2018 CENTENARIO DELLA FINE DELLA GRANDE GUERRA         

Uniforme da volontario garibaldino … Uniforme modello 1871 da Sottotenente del 48° Reggimento Fanteria Ferrara … Uniforme da Tenente del 61° Battaglione della Milizia Territoriale di Fanteria … Uniforme modello 1895 da Colonnello del 4° Reggimento Bersaglieri …Uniforme modello 1902 da Tenente del 10° Reggimento Artiglieria da Fortezza … Uniforme modello 1907 da Sottotenente del 4° Reggimento Genova Cavalleria …

Una lunga fila di uniformi accoglie il visitatore che entra nel Salone d’Onore del palazzo Gotico di Piazza Cavalli a Piacenza, per visitare la mostra allestita in occasione del centenario della fine della Grande Guerra. Tutte uniformi originali, come altre esposte in altri spazi (in tutto circa quaranta …) che, assieme a equipaggiamenti, decorazioni, documenti e oggetti personali, fanno rivivere le grandi sofferenze fisiche e psicologiche di quei lunghi anni.

La mostra, aperta dal 4 Novembre al 30 Dicembre 2018, non spiega i motivi della guerra, ma la pone davanti agli occhi del visitatore.

Fu una guerra che contribuì al completamento dell’Unità d’Italia, la “quarta guerra di indipendenza”: è una delle riflessioni che vengono in mente, osservando l’uniforme garibaldina, la prima uniforme ad essere presente all’ingresso. La camicia rossa fu indossata dapprima dai volontari di Giuseppe Garibaldi, durante il Risorgimento, e poi, nella Grande Guerra, dai legionari agli ordini di Peppino Garibaldi, nipote dell’eroe dei due mondi.

Spiegazioni chiare accompagnano tutto il materiale esposto: si tratta di materiale originale, messo a disposizione da collezionisti privati, fra i quali il dott. Filippo Lombardi, direttore della collana Piacenza in grigioverde, per comunicare i pericoli e le sofferenze che gli eserciti affrontarono in quei lunghi anni, ma anche per sottolineare il coraggio di giovani uomini e di ragazzi, il loro senso del dovere e della responsabilità, nonché gli ideali che li guidarono, portandoli al fronte, dove moltissimi di loro incontrarono una morte dolorosa, per conquistare, spesso in modo precario, pochi metri di terra.

I fili di ferro spinato attorcigliato e pieno di nodi, a cui sono assicurati campanellini di allarme, ricordano, per esempio, quanti cercarono di aprirsi un varco negli sbarramenti creati dai nemici. Pinze, cesoie e lance taglia reticolati, usate a tale scopo, sono esposte in vari modelli con il cartellino che ne indica la provenienza: Francia, Gran Bretagna, Russia, Italia, Austria – Ungheria … per dire che tutti i soldati affrontavano stessi problemi e situazioni simili.

Ed è questo uno dei messaggi che aleggia in ogni vetrina, accompagnato in sottofondo da significative note musicali.

Lo si ritrova anche nei cartelloni che raccolgono le immagini dei protagonisti della Guerra. Esse appartengono all’Italia, alla Germania, alla Francia, alla Serbia, al Belgio, al Vaticano, agli U.S.A., alla Turchia, al Giappone.

Non solo preoccupazioni e pericoli erano in comune, ma anche le idee e le innovazioni circolavano da un campo all’altro, sia che si cercasse di migliorare la condizione e la sicurezza dei militari – non sempre con successo, come nel caso della protezione in acciaio che si cuciva all’interno della zona frontale del berretto degli ufficiali e la cui efficacia non era sicura – sia che si creassero nuovi e più sofisticati strumenti di morte.

Studi e innovazioni, però, non sostituivano del tutto antiche usanze:

una gabbia per la custodia e il trasporto dei piccioni viaggiatori del servizio ricorda prassi consolidate, come l’uso di tali animali per trasmettere ordini e informazioni, mentre, poco distante da quella gabbia, trovano posto le idee e i perfezionamenti che nel 1832 l’allora luogotenente Giovanni Cavalli, famoso per i suoi studi nel campo dell’artiglieria, propose e realizzò per il gittamento dei ponti d’equipaggio.

Queste e molte altre ancora le testimonianze della mostra sulla Grande Guerra … ma ad un tratto, proprio in mezzo ad esse, si legge una scritta di speranza e di augurio – forse anche il pensiero di quanti allora morirono:

 

© Antonina Orlando 17 Dicembre 2018

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