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ALL’OMBRA DEL GLICINE

         

 

ALL’OMBRA

all'ombra del glicine Anna trascorre i suoi primi anni

 

DEL GLICINE

      

All’ombra del glicine – In un tranquillo e ridente paesino sul mare, Anna trascorre i suoi primi anni di vita con nonna Valeria, la sua mamma – nonna, come ama chiamarla.

Valeria, donna tanto intelligente, quanto buona, saggia e paziente, alleva con molto affetto la nipotina che le sarà sempre grata e affezionatissima …

Oggi è un luminoso e tiepido giorno di primavera e la bimba sta giocando seduta in terrazza.  

   Dopo qualche tempo …

“Nonna, posso scendere in cortile a giocare con la bicicletta?”

“Va bene, Anna! Stai attenta, però!”

  Due grosse e lunghe trecce castane, fermate ciascuna da un anello dorato, le danzano allegramente sulle spalle, mentre, quasi volando, corre giù per le bianche scale, fra il muro e una bellissima ringhiera scura in ferro battuto.

  Ai riccioli della ringhiera è intrecciato un antico glicine:

il tripudio dei suoi grappoli, da poco sbocciati, colora l’aria e la profuma delicatamente, mentre il tenero viola – azzurro dei fiori, ora più ora meno intenso, contrasta allegro e pittoresco con le verdi, tenere foglioline e con i tralci che, lunghi e verdi anch’essi, si protendono eleganti e morbidi lontano dai rami.

Ne risulta una filigrana variamente smaltata che, in trasparenza, impreziosisce lo spazio intorno alla pianta e, più in alto, intarsia l’azzurro del cielo.

Il glicine corre lungo tutta la scala e si inerpica su per le terrazze del primo e del secondo piano, seguito dal ronzio delle api nere che ne corteggiano i fiori profumati e dolci di nettare. Da lì, maestoso, dopo avere formato pergole e ammantato i muri, il vecchio albero incornicia festoso tutto il cortile, tappezzando le ringhiere superiori e abbracciando uno splendido geranio rampicante.

E il vecchio albero incornicia festoso tutto il cortile, ... abbracciando uno splendido geranio rampicante.questo, dalla bianca aiuola del terrazzino, con smaglianti fiori di porcellana rosata e foglie carnose, si propende flessuoso e ricco di vegetazione giù nel cortile che acquista il sapore di un fiabesco quadretto pastorale.

   Dopo il triciclo, Anna gioca ora con la sua prima biciclettina.

“Mi piace rossa” – aveva risposto quando le avevano chiesto che colore preferiva.

Ha ancora bisogno delle rotelline, ma presto imparerà a farne a meno.

“Vai e guarda avanti! Vedi? Sai già andare!” – le dirà, fra qualche giorno lo zio, – “Non avere paura!”

E lei, a sua volta: “Non mi lasciare!!!”, – gli raccomanderà alquanto preoccupata.

 “Non temere, ti tengo dalla sella … vedi che sai andare … attenta! … Brava!!”

Il glicine corre lungo tutta la scala ... grande pozzoLa piccola ciclista pedala per molto tempo: lo spazio è tanto e può correre a lungo, inventandosi mille percorsi diversi fra il grande pozzo, il magnifico gelso e l’altissima, rigogliosa palma.

Poi, dopo chissà quanto tempo, decide di tornare su e di cambiare gioco.

  Risale, allora, svelta le scale, con leggerezza.

Le api nere le aleggiano intorno con veloci e intensi fruscii, facendola sussultare: presagio, forse, di tristi fatti  futuri.

    In terrazza la tartarughina lenta e senza fretta passeggia sulla terra battuta, rosicchiando di tanto in tanto qualche tenera foglia di insalata.  La nonna, seduta al solito posto, pulisce la verdura per il pranzo: è costantemente presente con la sua rassicurante tranquillità; sempre intenta a sbrigare qualche faccenda e pronta a intervenire nel modo giusto, al momento opportuno.

“Che fai, nonna?”

“Vedi? Sto pulendo i broccoli”

“Come si fa?”

“Siediti qua, guarda!”

“Mi fai provare?”

“Tieni: togli le foglie e poi stacca tutti i fiorellini che si sono aperti, come faccio io”

“Va bene così?”

 “Sì, brava!”

“Abbiamo finito? …  Allora vado a giocare!”

 Mentre la nonna continua il lavoro con il coltellino, osservando contemporaneamen- te la nipotina, Anna prende la sua palla colorata e, lanciandola contro il muro:

“Palla dorata, dove sei stata?”

– va chiedendo al suo giocattolo che, rimbalzando e tornandole prontamente fra le agili mani, risponde alle domande con la stessa cantilena:          

“Dalla nonna”

“Che ti ha dato?”

“Un’arancia”

“Dove l’hai messa?”

“Nel grembiule”

“Fammela vedere”

“Eccola qua!!!”

E la palla/arancia cade nel lembo del vestitino che Anna, con prontezza, ha abilmente sollevato e ripiegato in su, per raccoglierla.  

 Nei pomeriggi, specialmente quelli lunghi d’inverno, la sua fantasia e il suo animo sono incantati e rapiti dalle fiabe, dalle storie e dalle filastrocche che la nonna le racconta:

“… e quando arrivò la strega cattiva, la scala cominciò a salire e scendere, la porta cominciò ad aprirsi e chiudersi violentemente da sola e il bastone cominciò a roteare minaccioso in aria, facendola scappare … e poi la inseguì, la inseguì, la inseguì lontano lontano, da dove non poté più tornare …”

La bimba non si stanca di ascoltare …  

“Nonna, mi racconti di Giufà?”

“Ormai pronta per uscire, la mamma disse a Giufà”:

 “Giufà, io vado in chiesa. Quando finisci, tirati dietro la porta e vieni in chiesa pure tu”.

“Va bene, mamma!”

 “Poverina” – intercala nonna Valeria – “lei era tranquilla in chiesa, ma … sai cosa ha combinato Giufà?”

“Cosa?” – chiede Anna che ascolta con attenzione e curiosità il racconto perennemente nuovo.

“Che ne sai, tu!” – prosegue la nonna ora ripetendo, ora introducendo nuove e accattivanti espressioni che stuzzicano e coinvolgono la piccola.

“Giufà pensò, pensò e ripensò”:

La mamma mi ha detto:

“Quando esci, tirati dietro la porta!”

“Cosa vuol dire? … Ah, ecco! Devo portarmi dietro la porta!”.

“Perciò staccò la porta, se la mise sulle spalle e andò in chiesa.”

“Ah,ah,ah” – un risolino divertito interruppe per poco il racconto che, dopo una breve, saggia pausa, riprese alla richiesta impaziente: “e poi che successe?”.  

“Povera donna!” – rispose nonna Valeria – “Puoi immaginare, quando sentì tutto il pandemonio, provocato da Giufà che trascinava la porta nel silenzio della chiesa!

Tutti si voltavano a guardare! Che vergogna!!!”

“Giufà! Cos’hai fatto?!” – Esclamò esterrefatta.

“Ho fatto quello che mi hai detto, mamma: mi son tirato dietro la porta!!!”.

E a questo punto una nuova risata argentina si sente  vibrare allegra accanto alla nonna.

                                           © Antonina Orlando 19 Gennaio 2021

 

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