La Venezia dei Veneziani al Bar Pietro, piola sardo-veneziana

La Venezia dei Veneziani al Bar Pietro, piola sardo-veneziana

 

La Venezia dei Veneziani inseriti nei fatti e nei fenomeni di diverse epoche storiche.

Non solo, dunque, la Venezia e i Veneziani come vengono presentati ai turisti, ma anche la Venezia e i Veneziani di tutti i giorni, la Venezia e i Veneziani che godono e soffrono degli aspetti positivi e negativi della società globale e delle realtà locali di cui fanno parte.

Soprattutto la Venezia e i Veneziani dall’Ottocento ad oggi; delle attività artigianali e dell’industrializzazione; dell’emigrazione, del calo demografico e di chi decide di restare tra mille difficoltà, protestando, lottando e cercando soluzioni.

E ancora la Venezia e i Veneziani delle tradizioni, dei ricordi, delle vecchie abitudini contro la massificazione delle ragioni economiche.

Il libro Guida alla Venezia ribelle di Beatrice Barzaghi e Maria Fiano  racconta ciò che è accaduto e che accade veramente nella città che non si vede, nella città non rappresentata nelle cartoline per i turisti. Parla degli avvenimenti bellici e umani che l’hanno coinvolta, così come di calcio e femminismo; parla di grossi complessi industriali (Junghans e Mulino Stucky), del lavoro che davano, ma anche della loro chiusura e della fine di molti operai; parla delle più recenti preoccupazioni per il passaggio di nuovi mezzi di trasporto come le moderne grandi navi, della necessità di nuove costruzioni e di adattamenti urbanistici, ma pure della capacità di integrare il nuovo senza sconvolgere l’equilibrio architettonico e artistico tradizionale.

Le autrici non tralasciano certo i luoghi visitati dai turisti e le immagini che ne vengono date, ma lo fanno da un punto di vista diverso, con storie legate alla vita reale. Ne emerge, insomma, una Venezia con un suo vissuto; una città che oggi “si ribella” a essere considerata solo cartolina, così come si ribella a tutto ciò che distrugge la sua identità e la sua umanità e che calpesta i diritti dei suoi abitanti. Una Venezia che si sta difendendo per recuperare i suoi spazi e per continuare a vivere, anche se in molti ne prevedono la morte.

 

Di seguito immagini della presentazione della Guida alla Venezia ribelle di Beatrice Barzaghi e Maria Fiano, al Bar Pietro, piola sardo-veneziana di Torino, il 4 marzo scorso.

 

                                              © Antonina Orlando  19 – 03 – 2017

La Venezia dei Veneziani al Bar Pietro, piola sardo-veneziana

Il LARIN: cultura e cordialità fra le montagne del bellunese

Il LARIN

Un soggiorno nell'Alpago (Belluno) non offre solo lo spettacolo di dolci valli protette da splendide  montagne, e di pittoreschi laghi incastonati qua e là,

ma al visitatore attento e sensibile permette anche di godere di calda ospitalità, ottima cucina tradizionale e tuffi in un passato ricco di credenze pagane, custodite persino nella terminologia della parlata locale.

Ed è proprio ad un termine in uso nel dialetto delle montagne dell’Alpago che si accenna nel presente articolo:

LARIN

LARIN indica un focolare libero da tutti i lati, attorno al  quale ci si può riunire per scaldarsi, mangiare, bere in compagnia e parlare socievolmente.

Attorno ad esso nelle case delle campagne venete, soprattutto in montagna, la sera ci si ritrovava dopo le dure fatiche del lavoro, per trovare calore, per comunicarsi le vicende della giornata e per intrattenersi con storielle e fiabe per i bambini. E’ circondato per questo da panche che corrono lungo tre pareti contigue della stanza in cui si trova e su di esso spesso si preparano ottime grigliate.

Oggi se ne può trovare ancora qualcuno in ristoranti e alberghi, dove regala una nota caratteristica agli ambienti e all’atmosfera che circonda gli ospiti.

LARIN è un termine suggestivo, portatore di cultura e antiche tradizioni che si perdono molto indietro nel tempo, quando il fuoco con la sua scoperta modificò sia le abitudini alimentari dei popoli che le loro superstizioni e le loro credenze religiose. Presto al fuoco furono associate valenze sacre e, raccogliendo attorno a sé la famiglia, esso fu considerato il posto prediletto dagli antenati, divenuti dei tutelari della famiglia stessa.

Dove giunsero i Romani con le loro conquiste, tali dei ricevettero il nome di Geni, Penati e Lari. E’ a questi ultimi che si collega la parola LARIN:

con il  termine Lare, dal latino Lar, Laris, si indicava appunto la divinità tutelare domestica e, per estensione, il focolare presso il quale erano collocate le sue statuette.

Il focolare era sacro presso i Romani e originariamente era posto nell'atrio, luogo fondamentale di tutta la casa, su cui si affacciavano le varie stanze. Doveva essere tenuto sempre acceso; curarlo e mantenerne viva la fiamma era compito di madri e figlie.

Su di esso, in particolari ricorrenze dell’anno, si offrivano alle divinità vino, incenso e fiori.

Di seguito Mantano riporta come esempio le immagini dei LARIN che si trovano in due alberghi dell’Alpago e di quello ricostruito nella piazza di Tambre d’Alpago durante il Natale scorso.

Semplice ed elegante, l'albergo-ristorante “Trieste” di Tambruz (piccola frazione di Tambre d'Alpago) accoglie l'avventore con cordialità in un’atmosfera familiare e professionale al tempo stesso. In una delle sue salette, attorniato da tre panche di legno lungo le pareti, fa bella mostra di sé il caratteristico focolare. Esso serve per scaldare gli ambienti, ma anche per cucinare dell'ottima carne, mentre attorno può trovare posto chi voglia trascorrere un po’ del suo tempo in un clima di amichevole socialità.

Il secondo LARIN, strutturalmente simile al primo e con la stessa funzione, si trova nel secondo locale visitato da Mantano, l’albergo-ristorante “Da Beio”, a Bastia, frazione di Puos d'Alpago.

Là i viaggiatori nei primi anni del ’900 trovavano riparo e una buona zuppa.

Un piccolo locale dapprincipio, a cui presto se ne aggiunsero altri per il cambio dei cavalli. Oggi gli ambienti della "posta" hanno lasciato spazio a vari negoziettimentre la casa principale, arricchita di nuove sale,  è diventata un ottimo ristorante, dove vengono serviti con attenzione e gentilezza gustosi piatti tipici, fra il profumo invitante della carne cucinata sulla brace davanti ai clienti. 

Il terzo LARIN, di cui si riporta l’immagine, è quello realizzato nella piazza principale di Tambre d’Alpago, in occasione delle festività natalizie scorse. Imponente e suggestivo fra luci e bancarelle, profumo di vin brulé, würstel e crauti, rallegrava la piazza, conferendole un tocco di calda e serena familiarità.

 

                                             © Antonina Orlando  15 – 03 – 2017

 

Il LARIN: cultura e cordialità fra le montagne del bellunese